Capita a tutti di fantasticare su come vorremmo essere nella veste di genitore, nutrendo così su noi stessi e sui figli immaginati, desideri e aspettative.
Confrontandoci con il modello del “genitore perfetto” quello che non sbaglia mai, non è mai stanco, non perde mai la pazienza ecc… può capitare, una volta diventati genitori, di sentirci frustrati ed in colpa al pensiero di non essere, in fondo, un bravo genitore.
Quasi sempre i genitori, che si rivolgono a me, sono premurosi ed attenti verso i figli, ma pieni di sensi di colpa.
In quanto psicologa, ma soprattutto come una mamma, vivo con partecipazione questi sentimenti. Il ruolo di genitori è uno dei ruoli più impegnativi e più importanti, in quanto genitori siamo custodi della vita di un essere umano: quando nasce non possiamo lasciarlo solo, la sua cura, la sua salute, dipendono totalmente da noi. Il più delle volte, anzi direi quasi sempre quando i figli sono piccoli e spesso anche quando sono grandi, i genitori antepongono i bisogni dei figli ai propri. E’ un atto istintivo, d’amore e di protezione, che tuttavia talvolta può generare vissuti di ansia, colpa e di onnipotenza.
Per prima cosa: il senso di colpa inibisce, demoralizza, perché porta a pensieri intrusivi e ad azioni correttive immediate, “tappabuchi”, alla lunga inefficaci.
Considerandoci “umani”, ovvero genitori che talvolta sbagliano, analizziamo con maggiore chiarezza i nostri comportamenti e consideriamo le conseguenze che hanno sul figlio e da lì ci correggiamo e miglioriamo. Ricordandoci che è normale commettere qualche errore, siamo maggiormente propensi a fare squadra con l’altro genitore, a condividere riflessioni con i parenti, con le maestre, con gli amici... a rapportarci con i figli semplicemente per quello che sono.
Nella struttura familiare di un tempo, quella dei nostri nonni, spesso vivevano sotto lo stesso tetto più generazioni: nonni, zii, fratelli... i quali aiutavano le mamme nelle faccende domestiche e nell’accudimento dei bambini.
Attualmente i genitori sono molto più soli e si sentono facilmente esposti a critiche.
Nella società attuale, fioccano manuali e strategie per essere il genitore perfetto che non aiutano realmente i genitori, perchè le soluzioni proposte durano poco in quanto sono un pacchetto preconfezionato e standard per tutte le famiglie e per tutti i figli. Questi manuali non considerano che ogni famiglia, ogni figlio ed ogni genitore è a sè.
Ogni genitore ha la sua personale storia familiare, impariamo tutti a “fare” i genitori confrontandoci con l’esperienza che abbiamo vissuto con i nostri genitori (o se non presenti da chi li ha “sostituiti”).
In psicologia il genitore “migliore” viene definito “sufficientemente buono”, ovvero “abbastanza bravo”: sbaglia quotidianamente e si corregge cercando di fare del suo meglio, seguendo con attenzione lo sviluppo della relazione con ciascun figlio, vale a dire le sue reazioni ed emozioni.
Questo concetto è stato elaborato da Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, egli infatti ha descritto madri sufficientemente buone, capaci di adattarsi ai bisogni del bambino, di supportarne l’iniziale senso di onnipotenza e di sostenerne lo sviluppo verso l’indipendenza.
Perciò, è quanto mai salutare che i genitori favoriscano le piccole autonomie che i bambini progressivamente raggiungono, mantenendo i necessari spazi familiari, personali e di coppia.
Non è facile per i genitori nella società contemporanea, trovare l’equilibrio tra i diversi aspetti, potendo contare solo su scarsi aiuti esterni. Tra mille impegni quotidiani, sono pochi i momenti per richiedere un consiglio o semplicemente per riprendere fiato ed energie, dopo aver pensato “Non ce la faccio più”.
Inoltre i figli mettono alla prova i genitori, ad esempio gli adolescenti esclamando di voler vivere in un’altra famiglia oppure i bambini urlando “Sei cattiva!-Sei cattivo!”, queste frasi o parole simili, vengono ripetute se fanno “breccia”, ovvero quando il genitore si sente più fragile ed in colpa.
Attraverso queste frasi i figli tentano di affermare la propria autonomia, oppure inviano dei "messaggi" ai genitori, indicando una normale fase di crescita o segnalando che qualcosa nella relazione genitori-figli si è inceppato.
Fa parte della relazione genitori-figli talvolta scontrarsi, non comprendere i figli e per questo richiedere un aiuto, anche solo per un confronto o ricevere conforto.
I figli hanno bisogno di genitori imperfetti, perché reali ed umani.